ANNO |
VINCITORE |
MOTO |
PAESE |
1949 |
Leslie Graham
|
AJS
|
|
1950 |
Umberto Masetti
|
Gilera
|
|
1951 |
Geoff Duke
|
Norton
|
|
1952 |
Umberto Masetti
|
Gilera
|
|
1953 |
Geoff Duke
|
NSU
|
|
1954 |
Geoff Duke
|
Gilera
|
|
1955 |
Geoff Duke
|
Gilera
|
|
1956 |
John Surtees
|
MV Agusta
|
|
1957 |
Libero Liberati
|
Gilera
|
|
1958 |
John Surtees
|
MV Agusta
|
|
1959 |
John Surtees
|
MV Agusta
|
|
1960 |
John Surtees
|
MV Agusta
|
|
1961 |
Gary Hocking
|
MV Agusta
|
|
1962 |
Mike Hailwood
|
MV Agusta
|
|
1963 |
Mike Hailwood
|
MV Agusta
|
|
1964 |
Mike Hailwood
|
MV Agusta
|
|
1965 |
Mike Hailwood
|
MV Agusta
|
|
1966 |
Giacomo Agostini
|
MV Agusta
|
|
1967 |
Giacomo Agostini
|
MV Agusta
|
|
1968 |
Giacomo Agostini
|
MV Agusta
|
|
1969 |
Giacomo Agostini
|
MV Agusta
|
|
1970 |
Giacomo Agostini
|
MV Agusta
|
|
1971 |
Giacomo Agostini
|
MV Agusta
|
|
1972 |
Giacomo Agostini
|
MV Agusta
|
|
1973 |
Phil Read
|
Yamaha
|
|
1974 |
Phil Read
|
MV Agusta
|
|
1975 |
Giacomo Agostini
|
Yamaha
|
|
1976 |
Barry Sheene
|
Suzuki
|
|
1977 |
Barry Sheene
|
Suzuki
|
|
1978 |
Kenny Roberts
|
Yamaha
|
|
1979 |
Kenny Roberts
|
Yamaha
|
|
1980 |
Kenny Roberts
|
Yamaha
|
|
1981 |
Marco Lucchinelli
|
Suzuki
|
|
1982 |
Franco Uncini
|
Suzuki
|
|
1983 |
Freddie Spencer
|
Honda
|
|
1984 |
Eddie Lawson
|
Yamaha
|
|
1985 |
Freddie Spencer
|
Honda
|
|
1986 |
Eddie Lawson
|
Yamaha
|
|
1987 |
Wayne Gardner
|
Honda
|
|
1988 |
Eddie Lawson
|
Yamaha
|
|
1989 |
Eddie Lawson
|
Honda
|
|
1990 |
Wayne Rainey
|
Yamaha
|
|
1991 |
Wayne Rainey
|
Yamaha
|
|
1992 |
Wayne Rainey
|
Yamaha
|
|
1993 |
Kevin Schwantz
|
Suzuki
|
|
1994 |
Mick Doohan
|
Honda
|
|
1995 |
Mick Doohan
|
Honda
|
|
1996 |
Mick Doohan
|
Honda
|
|
1997 |
Mick Doohan
|
Honda
|
|
1998 |
Mick Doohan
|
Honda
|
|
1999 |
Alex Criville
|
Honda
|
|
2000 |
Kenny Roberts Jr.
|
Suzuki
|
|
2001 |
Valentino Rossi
|
Honda
|
|
ANNO |
VINCITORE |
MOTO |
PAESE |
2002
|
Valentino Rossi
|
Honda
|
|
2003
|
Valentino Rossi
|
Honda
|
|
2004
|
Valentino Rossi
|
Yamaha
|
|
2005
|
Valentino Rossi
|
Yamaha
|
|
2006
|
Nicky Hayden
|
Honda
|
|
2007
|
Casey Stoner
|
Ducati
|
|
2008
|
Valentino Rossi
|
Yamaha
|
|
|

MOTO
Gottlieb
Daimler e Wilhelm Maybach, sono considerati i primi
“inventori” della motocicletta, perché costruirono il primo
prototipo di motoveicolo a due ruote, nel 1885 in
un’officina di Cannstatt (vicino Stoccarda).Durante il
secolo scorso, i primi esemplari di motociclette vennero
messi in vendita e da quel momento in poi, si assistette ad
una continua evoluzione della motocicletta, grazie ad
aziende di tutto il Mondo, sia in Europa che negli Stati
Uniti.
Fino al 1960 la produzione era per la maggior parte Europea,
soprattutto l'industria Inglese, Tedesca e Italiana erano in
particolare evidenza, negli ultimi decenni invece, la fanno
da regina le industrie di motocicli Giapponesi (Yamaha,
Honda, Suzuki e Kawasaki sono le più famose).
L’ordine
“evolutivo” della motocicletta fu:
Moto: antenata comune a tutti i modelli
Moto da corsa: distinguibile dagli altri modelli solo per
l’utilizzo che si intendeva fare, poi si è evoluta e si è
divisa in diverse categorie: Cross, Enduro, Trial,
Stradale,…ma ne parleremo più avanti
Moto Race Replica: civilizzazione di una moto da corsa
Chopper: moto auto-costruita dal proprietario
Custom: derivata dalle Chopper
Al giorno d’oggi, dal primo motoveicolo, le motociclette si
sono evolute e si sono divise in tipologie adatte a diversi
utilizzi, a partire dall’utilizzo agonistico a quello
stradale.
Esistono due grandi tipologie di motociclette:
Moto Stradale
Moto da Cross (o fuoristrada)
Moto Stradale:
È sicuramente il tipo di motocicletta più diffuso.
Possiamo includere in questa categoria le motociclette
“naked” (o nude), senza alcuna forma di carenatura, e le
“cruiser”, ossia motociclette molto grandi e spaziose,
soprattutto adatte ai lunghi viaggi.La cilindrata media di
una motocicletta, può essere considerata intorno ai 600cc,
cilindrata in grado di offrire un buon compromesso tra peso
e prestazioni.
Una motocicletta stradale può essere considerata il veicolo
migliore da utilizzare piacevolmente ogni giorno e in ogni
condizione di tempo e di strada.
Moto da Cross (o fuoristrada):
Consistono in motociclette studiate appositamente per
percorsi accidentati e soprattutto per gli sterrati.
Si possono includere in questa categoria le motociclette da
Cross, da Trial, da Enduro e da SuperMotard.
Le motociclette da Cross sono veicoli leggeri (pesi
nell’ordine dei 100kg fino ad arrivare a 130-140kg per le
cilindrate maggiori), caratterizzati da sospensioni molto
robuste e ad ampia escursione, adatte ad assorbire nel
miglior modo possibile le asperità del percorso e i salti a
cui il veicolo viene sottoposto.
Le motociclette da Trial sono caratterizzate da motori con
una coppia molto elevata ai bassi regimi, che consente loro
il superamento anche di ostacoli che a prima vista sembrano
insormontabili.
Le motociclette da Enduro presentano un assetto meno
esasperato per agevolare l'utilizzazione mista, anche su
strade asfaltate, con medie di percorrenza abbastanza
elevate. Le motociclette da Enduro presentano un assetto
meno esasperato per agevolare l'utilizzazione mista, anche
su strade asfaltate, con medie di percorrenza abbastanza
elevate.
Infine le motociclette da SuperMotard, derivano dalle cross,
ma con gomme e sospensioni da strada, e un impianto frenante
degno di motociclette da strada, il quale serve per
arrestare la moto da velocità molto elevate. Questi tipi di
veicoli vengono utilizzati per gareggiare in kartodromi, o
dove vi sono piste asfaltate, al quale viene aggiunto un
piccolo tragitto per il fuoristrada.
Altri tipi di
moto:
Quest’ultima categoria comprende tutte le altre categorie di
motociclette non menzionate sopra come:
Motociclette Super Sportive: sono delle motociclette
concepite e costruite per avere prestazioni mozzafiato e
possono sfiorare con facilità velocità prossime ai 300km/h
con accelerazioni da fermo fino a 100km/h con un tempo
nell’ordine dei 2-3 secondi, ma offrono solo una
sistemazione molto scomoda sia per il pilota che per il
passeggero e possono esser sfruttate a fondo solo nelle
piste. Sono spesso derivate da quelle che corrono nelle
classi del mondiale.
Motociclette “chopper”: motociclette auto-costruite dal
proprietario.
Motociclette “custom”: nate negli Stati Uniti, sono ispirate
alle “chopper”, ma sono concepite per un utilizzo più
razionale. Presentano la ruota anteriore molto avanzata
rispetto al manubrio, con una posizione di giuda quasi
sdraiata.
Nel 1921 il
cavaliere Emanuele Vittorio Parodi, suo figlio Giorgio e
l'amico di quest'ultimo Carlo Guzzi fondano a Genova, sede
legale, con produzione a Mandello Tonzanico (successivamente
diventato Mandello del Lario) in provincia di Lecco, la
"Società Anonima Moto Guzzi".La prima moto, la G.P. (Guzzi-Parodi),
viene costruita come prototipo nella cantina della casa. Il
nome G.P. viene abbandonato subito e trasformato in Moto
Guzzi, per non confondere le iniziali Guzzi-Parodi con
quelle del solo Giorgio Parodi. In una forma leggermente
modificata (due valvole anziché quattro) per contenere i
costi di produzione, già nell'anno della fondazione vengono
costruite 17 motociclette come modello Normale. Hanno già,
come emblema di fabbrica, un'aquila con le ali spiegate,
scelta in ricordo dell'amico Giovanni Ravelli, morto in un
incidente aereo. La Normale aveva 8 CV e viaggiava ad un
massimo di 80 Km/h. Questo primo modello portava qualcosa di
nuovo nel panorama motociclistico essendo stata la prima
moto della storia dotata di cavalletto centrale.Dal 1924 con
la partecipazione alle gare, la marca si afferma sempre di
più. Il punto di forza è certamente la vittoria del
Campionato Europeo, dove con la C4V la Moto Guzzi conquista
il primo, secondo e quinto posto.Nel 1925 a Mandello sono
costruite, da oltre 300 lavoratori, 1200 Motocicli mentre
nel 1927, accanto ai modelli sportivi, per sperimentare
l'efficienza del telaio elastico (prima moto al mondo dotata
di questo accorgimento), il fratello di Carlo, Giuseppe
Guzzi, guida un nuovo modello, la G.T. in un raid a Capo
Nord. Grazie al successo dell'impresa la G.T. poté fregiarsi
meritatamente del nome Norge datogli inizialmente in onore
del dirigibile omonimo. Giuseppe fu l'ideatore, ed il
progettista insieme a Carlo, del telaio elastico con
sospensione posteriore. Già nel 1929 la produzione raggiunge
le 2.500 unità e l'azienda nel 1934 è il maggiore produttore
di motociclette in Italia.Sotto il profilo agonistico il
1935 viene ricordato perché, con le sue 250 cc
monocilindrica e 500 cc bicilindrica, conquista il Tourist
Trophy con il pilota irlandese Stanley Woods. Successo poi
ribadito nel 1937 con il pilota italiano Omobono Tenni che
lo conquista nella categoria 250.Il 1939, appena prima dello
scoppio del secondo conflitto mondiale, Moto Guzzi presenta
l'Airone 250, una moto di notevole successo tanto da
raggiungere i 29.926 esemplari costruiti. Dopo la guerra la
società diventa Moto Guzzi S.p.A. nel 1946 e anche per
cercare nuovi clienti, la ditta costruisce il suo primo
motore a 2 tempi, il Guzzino 65, di cui, solo nei primi tre
anni, vengono costruiti 50.000 esemplari. Questa Moto viene
prodotta negli anni cinquanta col nome di Cardellino e
cilindrata portata infine a 73 cc. Interessante veicolo
economico e robusto, era caratterizzato da un trave
diagonale del telaio che dall'asse di sterzo correva
diagonalmente fino al fulcro del forcellone in lamiera
stampata, sulla cui intersezione erano installate due
piccole molle con funzione ammortizzante. Il motore
risultava così appeso esteriormente al trave
diagonale.Risale invece al 1947 la nascita del modello
Falcone, moto grande sulla canonica cilindrata di 500 cc,
che rappresenterà per un lunghissimo periodo il sogno dei
motociclisti italiani. In quegli anni la sospensione
anteriore, finora generalmente affidata ad un sistema a
quadrilatero sviluppato in diverse forme, ad esclusione di
Moto Guzzi che si affidava ad un sistema a biscottini
inferiori oscillanti, stava adottando sempre più
diffusamente il sistema a forcella telescopica. A differenza
delle forcelle finora utilizzate, dove il fodero era
solidale alla ruota, Carlo Guzzi ne ribalta il concetto
applicando il fodero alla parte superiore con il grosso
vantaggio di mantenere la struttura più rigida nel punto di
maggiore stress meccanico, in corrispondenza del cannotto di
sterzo. Alla ripresa delle competizioni, nel 194, Bruno
Ruffo su Moto Guzzi 250 è il primo Campione del Mondo del
neonato Campionato Mondiale di Motociclismo.Il 1950 è
caratterizzato dalla costruzione al suo interno, prima casa
motociclistica al mondo, di una galleria del vento in scala
1:1, tuttora esistente e funzionante. È da segnalare che lo
stesso impianto venne anche concesso in uso gratuito alla
concorrenza per i propri studi aerodinamici, tanta era la
sicurezza nel proprio superiore livello tecnologico. Grazie
a questo importante strumento vengono introdotte sulle moto
da competizione le prime sovrastrutture aerodinamiche,
dapprima semplici carenature superiori, poi allungate verso
il basso a coprire le gambe del pilota, fino ad arrivare
alle carenature cosiddette "a campana" che arrivavano ad
inglobare la ruota anteriore. Con l'intento di limitare le
prestazioni velocistiche, pochi anni dopo la Federazione
Internazionale vietò l'uso di tali estese carenature, ormai
utilizzate da tutti. Nello stesso anno arriva sul mercato il
Galletto, il primo scooter a ruote alte della storia. L'idea
del Galletto nacque in seguito alla grande diffusione dello
scooter come mezzo utilitario, protettivo e di facile
utilizzo, che non intimoriva i neofiti delle due ruote,
impersonato alla perfezione dalle varie Vespa e Lambretta.
La Moto Guzzi non volle progettare un veicolo simile perché
troppo diverso dalla classica motocicletta e dalla
tradizione Guzzi. Il Galletto rappresenta la sintesi di ciò:
telaio portante, esteso e protettivo, motore centrale a
cilindro orizzontale che manteneva una pedana quasi piatta,
ruote alte per garantire una stabilità superiore, cilindrate
importanti per garantire mobilità a lungo raggio e
prestazioni a pieno carico. Fu un successo e l'idea di base
venne poi ripresa decenni più tardi da Aprilia per lo
Scarabeo, tutt'ora in produzione, che ha rilanciato nei
tempi moderni lo scooter a ruote alte.Nel 1955 muore Giorgio
Parodi mentre contemporaneamente nasce la Moto Guzzi a 8
cilindri di 500cc, ad opera della triade Giulio Cesare
Carcano, Enrico Cantoni e Umberto Todero. La moto si
rivelerà col tempo vincente e rimane ancora oggi un esempio
unico: nessuno ha mai più tentato di inserire un motore così
frazionato in un telaio motociclistico da competizione.Il
1957 è un anno molto importante per le attività agonistiche,
la Moto Guzzi, in accordo con altri costruttori italiani,
cessa la partecipazione alle competizioni. A quel momento
conta nel proprio palmarès 3.329 vittorie in gare ufficiali,
14 Titoli Mondiali, 11 vittorie al Tourist Trophy.Nel 1958
la Moto Guzzi realizza, per la prima volta al mondo, un
motore con la canna del cilindro cromata. Questa innovazione
troverà la prima applicazione sul modello Zigolo.Carlo Guzzi
muore nel 1964 e nello stesso periodo il mercato delle moto
entra in una crisi profonda, si diffondono le auto e la
quantità totale di moto vendute diminuisce. Per cercare
un'uscita dalla situazione nel 1965 l'ing egner Giulio
Cesare Carcano progetta il motore V2 di 90° frontemarcia,
divenuto poi nel tempo l'icona stessa della Moto Guzzi. La
crisi economica però si acuisce e il 1° febbraio 1967 la
gestione della Moto Guzzi passa alla SEIMM (Società
Esercizio Industrie Moto Meccaniche), una società costituita
dalle banche creditrici. Viene messa in vendita la V7 dotata
del V2 di 90° con una cilindrata di 703cc.Nel 1971 viene
presentata la V7 sport, progettata da Lino Tonti, una moto
sportiva destinata ad entrare nella storia per le
caratteristiche dinamiche dell'accoppiata motore-telaio. Per
il mercato americano vengono approntate le versioni Special,
California, Ambassador.È del 1973 un nuovo cambio di
gestione societaria: il gruppo De Tomaso Industrie Inc.,
proprietario anche della Benelli, acquisisce la proprietà
della società e Alejandro De Tomaso assume la direzione
della costruzione. Il modello più popolare e di successo di
quegli anni, introdotto nel 1976, è la Le Mans. Ne sono
state prodotte quattro versioni designate I, II, III e 1000.
La I, II e la III serie hanno un motore di 850 cc mentre
l'ultima, appunto, di 1000 cc. La 1000 nasce con una ruota
anteriore da 16", ma la guidabilità ne risente e alla fine
degli anni ottanta ne viene approntata una versione con
ruota da 18" e semicarena fissa. La coppia del motore e la
solidità del telaio assicurano la competitività del modello
proprio nel periodo in cui i fabbricanti giapponesi si
stanno affermando nel mercato motociclistico Europeo.Nel
1987 viene presentata la California III, modello che, con
motore portato a 1064 cc e dotato di iniezione elettrocnica.La
gestione De Tomaso decide nel 1988 la fusione della Moto
Guzzi con la F.lli Benelli nella nuova società Guzzi-Benelli
Moto (G.B.M. S.p.A.). L'imprenditore argentino
contemporaneamente porta in Europa il team corse del Dr.
John dentista americano, inventore del motore a 4 valvole
per testa montato di recente sulla MGS-01, che fa correre
delle Daytona. Il culmine fu nella 2 giorni internazionale
sul circuito di Monza che vide la Guzzi involarsi verso la
vittoria, sfumata verso la fine della gara per un problema
al cavo della candela. Comunque il team del Dr. John porterà
a casa il premio come miglior innovazione. Sfortunatamente i
problemi economici in cui incorre nuovamente la Guzzi
fermeranno tutto il progetto, rispetto alla Ducati che,
rinata anche lei a Monza in quegli anni con la 851,
continuerà la sua avventura nelle corse.Da quell'esperienza
agonistica nel 1992 viene commercializzata la Daytona 1000
IE, versione stradale della moto che vinse l'onomima gara e
che venne però troppo a lungo attesa per poter diventare un
successo commerciale nonostante ce ne fossero tutte le
premesse.Nel 1996 la G.B.M. S.p.A., tornata in attivo,
cambia nuovamente ragione sociale tornando al vecchio nome
di Moto Guzzi S.p.A. Finprogetti rileva una quota
consistente e successivamente il controllo della De Tomaso
Industries Inc. trasformandola in TRG - Trident Rowan Group
Inc. Nel 1997 un mecenate lecchese propone la riedizione di
alcuni modelli di 8 cilindri. La sfida viene accolta da una
piccola ditta di Mandello del Lario (La Venini Tullio) che
realizza alcuni modelli uguali in tutto e per tutto agli
originali. Uno di questi modelli è esposto durante il 75° di
fondazione della casa, all'ingresso dello stabilimento,
mentre l'originale resta all'interno del museo. Un modello
corre anche la corsa storica guidato dal sig. Todero, autore
anch'esso dell'ambizioso progetto.Nella tribolata vita
societaria una nuova puntata avviene nel 2000: Ivano Beggio,
proprietario dell'Aprilia, acquista la Moto Guzzi e lancia
un programma di risanamento industriale. Il primo prodotto è
la V11 Sport Rosso Mandello , una versione particolare della
V11, serie lanciata nel 1999 che uscì in svariate versioni
di successo quali la V11 Sport, V11 sport, Rosso Mandello,
Rosso Corsa, Le Mans, sport scura, Tenni, cafè sport, Coppa
Italia. Questa moto è stata il primo segno di un possibile
rilancio reale della casa di Mandello.L'epopea non è però
ancora terminata, nel 2004 la crisi economica dell'Aprilia
coinvolge anche la Moto Guzzi, crisi risoltasi nel dicembre
2004 allorquando l'intero Gruppo Aprilia viene acquisito
dalla Piaggio. Da allora è cominciato il rilancio della Moto
Guzzi, i cui primi risultati si sono visti nell'anno 2005
con il lancio ufficiale e la messa in produzione della Breva
V1100 e della Griso, entrambe dotate del nuovo motore da
1064cc parzialmente riprogettato ma sempre contraddistinto
dalla storica conformazione V2 di 90° frontemarcia.
L'elevato contenuto tecnologico di Moto Guzzi viene ancora
una volta ribadito, Moto Guzzi è la prima casa
motociclistica ad avere in produzione solo modelli omologati
Euro 3.Nel 2005 muore all'età di 94 anni anche l'ingegner
Giulio Cesare Carcano, autore del famoso 8 cilindri e del
motore a V di 90°, il twins, quello che, con le dovute
modifiche culminate nell'8 valvole con camme in testa, è
montato tutt'oggi sulle Moto Guzzi.
La Aprilia è
stata fondata subito dopo la fine della seconda guerra
mondiaole dal Cavalier Alberto Beggio, come produttore di
biciclette, a Noale in provincia di Venezia; la sua sede è
ancor oggi situata nello stesso paese.
Il figlio del fondatore, Ivano Beggio, prese le redini
dell'azienda nel '68 iniziando da subito a costruire un
ciclomotore con un ristretto numero di collaboratori. I
primi modelli con cui l'Aprilia uscì sul mercato furono i
Colibrì, Daniela e Packi, seguiti dalla prima motocicletta
da fuoristrada, la Scarabeo, presentata nel 1970 in due
cilindrate e rimasta in produzione per quasi un decennio.
Nel 1977 si assistette alle prime vittorie significative
della casa di Noale nel campo delle competizioni, con la
vittoria nel campionato italiano motocross.
Il passo successivo nell'evoluzione dell'Aprilia fu quello
di ampliare la gamma dei modelli offerti in vendita,
dedicandosi anche ai settori del trial dell'emduro e delle
moto da strada. Nel 1985 venne firmato un accordo di
collaborazione con l'austriaca Rotex per la fornitura di
motori alla casa veneziana.
Contemporaneamente anche l'attività sportiva si andò
allargando; nel 1985 con l'entrata nel Campionato mondiale
di Trial e nel motomondiale . Due stagioni più tardi si
registrò la prima vittoria della casa nel gran premio di San
Marino.
Nel 1992 la casa di Noale iniziò la lunga serie di vittorie
nei campionati mondiali della varie discipline
motociclistiche.
Sulla scia dei successi ottenuti vennero messi in vendita
modelli in varie cilindrate, come le Aprilia RS 50 con
motore Marelli raffreddata a liquido , e la Aprilia RS 125
con un motore Rotax , dotato di una valvola di scarico
passiva a controllo pneumatico e Aprila RS 250 motorizzata
Suzuki.
Nel 1998 si registrò l'entrata della casa nel settore delle
maximoto con la presentazione delle RSV 1000 e della Falco,
entrambe utilizzanti i motori Rotax da 990cc di cilindrata
con l'innovativa disposizione a v di 60° che permette una
distribuzione dei pesi a tutto vantaggio della manegevolezza
e delle ottime doti di guidabilità di questa bicilindrica.
L'anno successivo venne prodotta l'RSV Mille SP, una
versione in tiratura limitata di 150 esemplari necessari per
l'omologazione nel Campionato mondiale Superbike.
Il nuovo secolo si apre con l'acquisizione da parte della
casa veneziana di due dei marchi più famosi della storia del
motociclismo italiano, le Moto Guzzi e Moto Laverda.
La produzione di serie vede invece il lancio di modelli come
la Caponord che richiama lo spirito di avventura dei lunghi
raid, della Futura prettamente sportiveggiante e della Tuono
con le infrastrutture che ricordano il motocross e la
motorizzazione sempre da 1.000 cc.
Nel 2004 l'ultima e più recente modifica dell'assetto
societario con l'acquisizione della Aprilia e delle sue
controllate da parte della Piaggio; da questa fusione è nato
il quarto gruppo industriale più importante al mondo, nel
campo della fabbricazione delle 2 ruote, con una capacità
produttiva di 600.000 veicoli annui ed un giro di affari di
1,5 miliardi di euro, grazie anche alla presenza diretta sul
mercato di 50 nazioni.
Oggi a capo dell'azienda come presidente ed amministratore
delegato appare Roberto Colannino (Presidente anche della
Piaggio). Ivano Beggio è stato per un breve periodo
"Presidente onorario", ma dal 2006 non riveste più alcun
ruolo nell'azienda che ha fondato.
L'azienda
nacque nel 1926 per volontà dell'ing. Antonio Cavalieri
Ducati con il nome di Società Scientifica Radio Brevetti
Ducati, specializzata nella ricerca e produzione di
tecnologie di comunicazioni radio. Ben presto, grazie ai
figli di Antonio Ducati (morto solo un anno dopo la
fondazione), cominciò a spaziare in svariati campi
industriali.
l reparto motociclistico nasce nel 1946 come branca
dell'azienda, allora gestita dall'IRI, con la produzione del
Cucciolo, un motore monocilindrico da applicare ad una
normale bicicletta, progettato dalla SIATA di Torino e
venduto in tutto il mondo in oltre 250.000 unità.
Nel 1985 la società venne ceduta ad un'altra industria del
ramo motociclistico, la Cagiva di Varese, che ne mantenne la
proprietà fino al 1996, anno in cui il Texas Pacific Group
ne acquistò il 51% delle azioni. Il rimanente 49% fu
rilevato nel 1998; l'anno successivo l'azienda mutò
denominazione in Ducati Motor Holding SpA e il fondo texano
collocò sul mercato oltre il 65% delle azioni possedute.
Nel 2006 il marchio Ducati è ritornato in mani italiane con
l'acquisto da parte di Investindustrial Holdings, la
finanziaria di Andrea Bonomi, di una quota consistente del
capitale sociale.
Nel 1954 viene assunto l'ingegnere Fabio Tognoni, che
caratterizzerà le motociclette Ducati per tutta la seconda
metà del secolo.
Nel 1958 applica per la prima volta la distribuzione
desmodromica ad un motore motociclistico: la Desmo 125 GP,
che manca di poco la conquista dell'alloro mondiale. Nel
1962 si cimenta con un prototipo destinato appositamente al
mercato statunitense di sempre maggiore importanza per la
casa; nasce così la Ducati Apollo 1260. Negli anni '70
sviluppa il motore con distribuzione desmodromica per la 750
GT che diventa uno dei fiori all'occhiello della produzione
della Casa di Borgo Panigale. Sempre negli stessi anni uno
dei modelli di maggior successo della casa fu lo Scrambler
dotato di motori monocilindrici da 250, 350 e 450 cc.
Un'altra particolarità della casa emiliana è quella di
essere stata la prima a mettere in vendita una motocicletta
solamente via internet, nel 2000 con la MH900e. Grazie al
successo dell'iniziativa nasce una società apposita
destinata al commercio elettronico, la Ducati Com.
Tra le migliori realizzazioni della casa bolognese è
possibile menzionare:
- 750SS,
introdotte nel 1972, le prime Ducati con motore a L di 90°.
Nel 1975 esce la 900SS, nel 1977 la Darmah, nel 1980 la Mike
Hailwood Replica e nel 1982 la 900 S2. Il ciclo delle "desmo
coppie coniche" si chiude nel 1985 con le 1000 (MHR e S2),
prodotte in un numero limitato di esemplari.
- Pantah 500 nel 1979, disegnata da Fabio Taglioni;
- Paso, introdotta nel 1986, disegnata da Massimo Tamburini
- 851, presentata nel 1987, capostipite delle moderne 4
valvole raffreddate a liquido;
- Monster, introdotta nel 1993, disegnata da Miguel Galluzzi;
- 916, introdotta nel 1994, disegnata da Massimo Tamburino.
Quest'ultima, sviluppata negli anni seguenti con i nomi
(derivati dall'aumento della cilindrata) di Ducati916,
Ducati 998. Nel 2002 nasce la Ducati 999 che sancisce la
fine della gloriosa serie 916, 996, 998 (l'ultima versione
della 998 fu la Final Edition). La 999 non ottiene gli
stessi entusiastici consensi delle sue progenitrici ma certo
non sfigura nel mondiale superbike vincendo il titolo al suo
primo anno di corse.
Nel 2006, in linea con quanto dichiarato dal presidente
Minoli al World Ducati Week 2004, è stata presentata la
versione stradale della Desmosedici, la moto che corre nel
Mondiale MotoGP: si chiama Desmosedici RR, ed è attualmente
l'unica moto stradale sul mercato strettamente derivata da
un prototipo da corsa.
Il 2007 invece vedrà due novità nella gamma della casa di
Borgo Panigale. La prima è l'erede della 999: si chiama
1098, declinata per il momento nelle versioni 1098, 1098s e
1098s Tricolore, ed è dotata del motore bicilindrico
stradale più potente della storia del motociclismo, erogando
la bellezza di 160cv; la seconda è la Hypermotard, con cui
Ducati scende nel campo delle supermotard.
Alla fine del 2007 viene messa in produzione anche la
versione R della 1098. La 1098R, con una cilindrata di
1198.4cc eroga una potenza di 180cv (132.4kw) a 9750rpm per
165Kg di peso complessivo.
Il 2008 è l'anno di novità in casa Ducati dopo 15 anni di
onorato servizio la Monster viene rimpiazzata da un nuovo
modello denominato Monster 696 che sostituisce il vecchio
Monster 695 completamente ridisegnato con una nuova impronta
stilistica e soluzioni tecnica d'avanguardia come le pinze
dei freni radiali Brembo, i tubi dei freni di tipo
aeronautico, il cruscotto completamente digitale e la
frizione ATPC antisaltellamento.
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