![]() |
|
![]() |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
La solitudine può trarre origine dalla mancanza di comunicazione tra individui che vivono esistenze parallele, ma che non entrano mai in rapporto tra loro, da una perdita affettiva, dal distacco dalla persona amata, dal non sentirsi in compagnia neanche all’interno della propria famiglia, dalla mancanza di relazioni sociali. In ciascuno dei casi citati, la solitudine emerge a causa di due importanti fattori che vengono a mancare, cioè dalla mancanza di due necessità che non vengono soddisfatte quali la necessità di attaccamento e coinvolgimento affettivo sociale e la necessità di vivere in un ambiento, qualunque esso sia, dalla casa al luogo di lavoro, ricco di stimoli. Il profondo disagio, la solitudine, che spesso sfocia in un’angoscia intollerabile da parte dell’uomo, non riguarda soltanto fattori inerenti l’attaccamento ad altri individui, la necessità di vivere e condividere emozioni, ma anche il bisogno di avere degli stimoli; è infatti propria del cervello evoluto della mente umana, l’esigenza, la “fame”, potremmo dire di nuovi stimoli, novità, impegni, alla continua ricerca di situazioni on dominate dalla monotonia. Il cervello umano infatti, ha bisogno di una stimolazione ininterrotta, che alimenta di continuo i circuiti nervosi, tant’è che persino durante la fase di riposo notturno il cervello viene bombardato da stimoli continui; senza tale attività di stimolazione il cervello umano rischia di vivere situazioni di alta intollerabilità, generando addirittura forti allucinazioni, che si accompagnano ad immagini, suoni e sensazioni distorte. La monotonia, la noia, l’assenza di un’occupazione, rappresenta per l’individuo una condizione estremamente negativa, che si tratti di un bambino, un adulto o un anziano non fa differenza, perché l’uomo ha bisogno di nutrirsi di stimoli, contatti ed interessi. Solitudine e mancanza di occupazione lavorativa In Italia, oggi, come anche in altri paesi industrializzati, le giovani generazioni, e purtroppo anche tutte le altre, si trovano costretti a lottare con un interminabile numero di fattori, che giorno dopo giorno rendono sempre più difficili le loro condizioni di vita., tra queste, in primis, l’impossibilità di trovare un’occupazione. La difficoltà di trovare un posto di lavoro, di conseguenza un reddito che permetta ai giovani di renderli indipendenti, rappresenta oggi una delle più gravi piaghe della società, un vero e proprio allarme sociale perché impedisce agli individui di rendersi autosufficienti, di creare un proprio percorso di vita e genera in loro un profondo senso di solitudine, tanto da sentirsi frustrati, spesso in modo addirittura umiliante. La difficoltà nel programmare il futuro, la delusione nel bisogno di autonomia che non si riesce a realizzare, il crollo di tanti miti e certezze in cui si è creduto per anni, porta inevitabilmente ad una generale crisi dei valori, determinante nel generare smarrimento e senso di solitudine nelle giovani generazioni, e non solo.E’ venuto meno il rapporto dialettico tra le nuove e le vecchie generazioni, queste ultime, da sempre, portatrici di significati, valori, esperienze, in grado di dare il senso alla continuità della vita, rispetto ai giovani che, una volta recepito il meglio dal passato, hanno il compito di proseguire oltre, di spingersi verso nuove attività e conoscenze umane.
Molti degli ideali frutto
di tale continuità si concretizzano nella famiglia, nel sentimento di
patria, nella devozione religiosa, nell’onestà per alcuni, in altri
importanti valori per altri; venuti meno, per molti, ideali così nobili
ed importanti, il consumismo, la corsa al denaro e al successo hanno
fatto piazza pulita di tutto. L’esclusione dal mondo del lavoro è un fenomeno in veloce e preoccupante crescita, che coinvolge non solo il semplice operaio, il meccanico o il manovale, bensì anche le persone che possiedono un’istruzione media o addirittura a livello universitario. In un simile contesto sociale il malcontento, l’insoddisfazione, trovano terreno fertile, come anche il senso di inutilità, che esplode nel più profondo malessere spirituale, cioè la solitudine, il senso di non appartenere affatto alla realtà in cui si vive, di esservi materialmente, ma non socialmente. La mancanza di un lavoro, di un’occupazione rappresenta per le persone l’impossibilità di soddisfare il bisogno di realizzazione dell’individuo, il dare senso alla propria esistenza, la possibilità di aumentare il proprio talento, esercitandosi seguendo le proprie attitudini, avere stima di sé. Si tratta di conquiste fondamentali nel percorso di vita di un individuo, che oggi vengono meno a causa dell’impossibilità di trovare un’occupazione che le soddisfi, e che riescono soltanto ad alimentare un clima di sfiducia, insicurezza e solitudine nelle persone, giovani o adulti che siano.
Adulti lo si diventa
proprio attraverso la conquista di un lavoro, grazie ad un impiego, alla
capacità di autofinanziarsi, alla possibilità di esprimersi e rendersi
indipendenti, una porta attraverso la quale tutti sognano di passare il
più presto possibile, ma che oggi è diventata strettissima, anche per
coloro che un lavoro bene o male, l hanno. Coloro che godono di una discreta fonte di reddito, da parte delle famiglie ovviamente, trascinano la loro esistenza tra palestre, locali di divertimento, associazioni, attività di svago, che cercano di colmare quel vuoto di solitudine, inventandosi quasi una sorta di lavoro non qualificato.
Se, stati d’animo come la
solitudine, accresciuti dal silenzio, la noia, richiamano a sé tutta la
nostra attenzione, la meditazione, al contrario invece, le
conversazioni, gli affari, gli incarichi, il lavoro, la condivisione,
estendono l’orizzonte dell’animo di una persona e lo accompagnano sulla
strada della libertà e della socievolezza.
|
L’UOMO E LA DONNA NON COMUNICANO PIU’
Tra l’uomo e la donna esiste una attrazione che domina dall’inizio del mondo e contraddistingue il loro rapporto per fattori chimici, fisici, emozionali e, poi, perché la loro unione è stata finalizzata anche alla procreazione e, quindi, alla conservazione della specie. Durante i secoli, però, la loro unione ha subito tante modifiche a seguito di eventi che caratterizzano il mondo moderno e che, oggi, li portano ad essere non solo due pianeti completamente diversi – come è sempre stato – ma anche privi di attrattive mentali che li possa vedere uniti in un rapporto relazionale duraturo e finalizzato ad unire le loro vite in ogni senso. Certamente le sovrastrutture che si sono venute a creare sovrastano la vita moderna in ogni settore della vita e portano gli uomini e le donne a “sentire” la vita in maniera distorta, a non coglierne l’essenza. Non è raro scoprire che pochi soggetti scrutano ancora il cielo solo per rallegrarsi che una tale massa azzurra sovrasta tutti noi da sempre o a notare il cambiamento di colore degli alberi o la luminosità delle stelle che sopra di noi fanno capolino immancabilmente, da sempre. Le meraviglie di cui siamo circondati vengono date per scontate per lasciar posto alla vita frenetica, falsata e piena di rumori che, spesso, impedisce di cogliere suggestioni o percezioni che, un tempo, non sarebbero state ostacolate. La comunicazione è diventata un’impresa ardua, soprattutto quando si tratta di relazioni interpersonali con l’altro sesso in quanto non è sparita, ma è errata. Questo porta al caos e alla dispersione di energie che dovrebbero essere utilizzate per scopi comuni. Paradossalmente, gli uomini primitivi non avevano problemi ad interagire con l’altro sesso, soprattutto perché i loro pochi interessi erano essenziali e, spesso, condivisi, per cui non c’erano molti motivi per non sentirsi al sicuro l’uno con l’altra. L’evoluzione dell’uomo è una conquista fondamentale che, però, talvolta, ha significato involuzione e tale circostanza si evince nella difficoltà dell’uomo e della donna nel trovare ciò che vogliono nell’altro o ad esprimere ciò che non vogliono, in modo essenziale. Queste due mosse permetterebbero loro di arricchire la propria vita, annientare almeno alcune delle sovrastrutture che impediscono l’esatta trasmissione del proprio “io” e, attraverso la maturità e la fondamentale tolleranza reciproca, trasformare i difetti in pregi o, almeno, in “caratteristiche” proprie della persona con cui unire la propria anima, creando una complicità che trapeli in ogni settore della vita. L’uomo e la donna, così, imparerebbero nuovamente a capire che il mondo li ha voluti insieme e che la loro vera essenza permetterebbe loro di tenersi ancora per mano nel cammino della vita.
|